Acquaviva

Scheda tecnica

Acquaviva

Acquaviva
di P. Avallone

Data istituzione Monte di pietà: seconda metà del ‘500
Fondatore: ignoto

Scheda storica

La dotazione iniziale del Monte consisteva in “una Casa presso che diruta nella strada alla chiesa di S. Angelo, ed in un’altra intieramente rovinata dietro il palazzo di S. Michele Lutiani, … in 2200 ducati contanti per la maggior parte impiegati in pegni esistenti in esso sacro monte”. Il monte era situato in “una capace stanza a piano terreno della pubblica piazza sotto i magazzini di questa università”.

A due secoli dalla sua istituzione il sindaco Francesco Paolo Supriani denunciava le gravi condizioni in cui versava l’istituzione, ove giacevano pegni incustoditi consumati dalla polvere e dai topi. La causa principale di questo stato di totale degrado doveva essere attribuita alla cattiva amministrazione dei suoi governatori, aggravata dalla totale assenza di regole, di libri e statuti. Inoltre riferiva come da oltre cinque anni non si riuscisse a trovare chi volesse accettare la carica di governatore.

Così allo scopo di far rifiorire l’istituzione decideva di nominare due governatori, Orazio Buttari e Gaetano Amendoni con il compito di relazionare sullo stato delle cose e di elaborare un piano di regole da proporre in “pubblico parlamento” e per cui chiedere il Regio Assenso.

Il lavoro che ne derivò fu un piano di Regole diviso in cinque capitoli ciascuno dei quali suddiviso in articoli. Il nuovo piano di regole prevedeva che l’elezione dei due governatori si svolgesse, “in pubblico parlamento”, la terza domenica di dicembre, affinché questi potessero entrare in carica già il primo giorno dell’anno. Tali governatori dovranno appartenere al ceto dei gentiluomini poiché, la carica di durata biennale, non prevederà alcun compenso. La loro principale attività sarà quella di tenere il “libro magno” nelle cui pagine iniziali verranno trascritte le Regole del monte affinché possano essere a disposizione dei governatori pro tempore che si impegneranno ad osservarle inviolabilmente. Al termine del loro mandato essi avranno l’obbligo di relazionare ai revisori dei conti dell’università. Il monte sarà aperto tutti i martedì e venerdì dell’anno dopo pranzo per circa due ore; un ora prima dell’apertura il portiere dovrà darne l’avviso. Quanti vorranno impegnare i propri beni saranno tenuti ad esibirli e conseguentemente formulare la richiesta di denaro che, verrà assegnato sulla base del giudizio dallo stimatore. A ciascun pegno verrà associata una cartella da registrare nel libro dei pegni. In assenza del denaro sufficiente per il riscatto, i proprietari dei pegni potessero evitarne la vendita, pagando prima dello scadere dell’anno, solo l’interesse del 3% per rinnovare l’obbligazione.

Prestiti su pegno e maritaggi

Nel 1616 Giacomo Gentile nel suo ultimo testamento, rogato per mano del notaio Donato Antonio Gentile, “lega a beneficio di questo monte della Pietà un orto con pozzo…e casa sito fuori le mura di questa città nel luogo detto le Fornaci” purché si faccia con il ricavato del fitto dell’orto ogni anno un maritaggio di trenta ducati “il dippiù ceder dovessa a beneficio di detto monte”.

Non risultando sufficiente la rendita a soddisfare le disposizioni testamentarie, nel 1623 i governatori del monte rinunciarono al suddetto legato che fu amministrato dagli eredi fino all’anno 1710 anno in cui passò nuovamente al monte ed essendo diminuito il ricavato del fitto dell’orto a stento si riuscivano a soddisfare le spese del annuo maritaggio.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

A.S.Napoli: CM, SC, fs. 1181, inc. 17