Bergamo

Scheda tecnica

Bergamo

Bergamo
di Daniele Montanari

Data istituzione Monte di Pietà: 1557
Fondatore: Consiglio maggiore

Scheda storica

Nella seduta del 21 aprile 1557 il Consiglio maggiore cittadino deliberava la fondazione di un Monte che avrebbe operato richiedendo un aggravio del 5% ai mutuatari. La data così avanzata per una grande città della Terraferma veneta é da attribuire all’operativa presenza di altre realtà caritativo-assistenziali che si occupavano di soccorrere la povertà urbana e del distretto. Fra esse la più antica e dodata era certo la Misericordia Maggiore, sul cui modello erano poi andate proliferando quelle dei borghi. Istituito con sovvenzioni pubbliche e oblazioni caritative, il capitale del Monte non raggiunse mai il livello della Misericordia, consentendo però all’istituto di coprire una specifica fascia di credito al consumo. La visita apostolica del cardinale Carlo Borromeo alla diocesi nel 1575 ne rivelava il vizio fondativo: il ceto dirigente non si era dotato del breve pontificio per l’autorizzazione a richiede l’aggravio oneroso. Puntando su una consuetudine consolidata i bergamaschi non se ne curavano minimamente, incorrendo nelle ire del pontefice che minacciava di scomunicarli per l’esercizio dell’usura e imponeva una riduzione dell’onere. Piuttosto che accettare una diseconomia gestionale si preferiva tenere chiuso il Monte per alcuni lustri. Solo una difficile triangolazione diplomatica fra Venezia, Roma e Bergamo, con l’accettazione di un più mite aggravio del 3%, lo faceva riaprire nel 1589.

Grazie a questa diatriba, alla città non venne in seguito concessa l’autorizzazione ad aprire un secondo Monte, che potesse remunerare i depositi e richiedere un’onerosità di qualche punto superiore. L’istituto continuò a operare per l’intera Età moderna come punto di riferimento creditizio all’interno di un reticolo caritativo-assistenziale molto dotato. Il governo politico dell’istituto era una prerogativa del ceto dirigente cittadino che ne eleggeva il Consiglio dei deputati, dove si alternavano i più bei nomi del patriziato. Nel corso dei secoli non mancarono intacchi di rilevante consistenza finanziaria, cui la città e la Serenissima cercavano di risponedere con interventi di variegata intensità. I malversatori e relativi fideiussori erano obbligati a rifondere il maltolto, mentre gli statuti venivano emendati per rinforzare le tutele normative. I membri del patriziato colti in flagranza di reato si allontanavano dalla città fino alla conclusione della procedura di reintegro finanziario e rifacimento normativo. Nei loro confronti non veniva però calcata la mano con particolare pesantezza.

Dopo le ruberie napoleoniche il Monte riprese la sua attività nel corso del XIX secolo, subendo ormai la concorrenza delle banche popolari e delle casse di risparmio che andavano insediandosi in città. L’attività creditizia é continuata fino al secondo dopoguerra.

· Il Monte ha cambiato più volte sede, ma nessuna traccaia è rimasta.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

C. Scotti, Per il trasloco del Monte di Pietà, Bergamo, 1899.

D. Montanari, Il credito e la carità, vol. I, Monti di Pietà delle città lombarde in Età moderna, Milano, 2001, pp. 159-210.

· Riferimenti archivistici

· L’archivio del Monte è depositato presso l’Archivio di Stato di Bergamo