Brescia

Scheda tecnica

Brescia

Brescia
di Daniele Montanari

Data istituzione Monte di Pietà: 1489
Fondatore: Michele da Acqui

Scheda storica

Nella seduta del 28 agosto 1489 il Consiglio generale cittadino decretava la fondazione del Monte di Pietà, dando seguito all’infervorato quaresimale di Michele da Acqui. L’istituto non richiedeva alcun onere per il prestito e veniva attivato per scardinare l’attività feneratizia dei banchi ebraici, insediatisi in città già da alcuni decenni. Dopo la sconfitta veneziana di Agnadello la comunità ebraica bresciana sceglieva di rifugiarsi a Venezia, non facendo mai più ritorno e lasciando al solo Monte il carico del piccolo prestito su pegno. Il capitale di fondazione era stato costituito da oblazioni pubbliche e private, ma si mantenne sempre piuttosto limitato.

La sua capacità d’intervento si dimostrò ben presto insufficiente a soddisfare le esigenze economico-finanziarie della cittadinanza, spingendo il ceto dirigente a deliberare la nascita di un secondo Monte. La delibera del Consiglio generale era del 19 maggio 1553, ma per l’apertura del nuovo istituto si dovette aspettare il gennaio 1587, dopo aver superato varie resistenze di carattere morale e politico relative al problema usurario, cui non era estranea anche l’influenza dell’arcivescovo Carlo Borromeo sulla suffraganea diocesi di Brescia. Il Monte nuovo si proponeva infatti di remunerare i depositi al 5% e richiedere ai mutuatari un onere del 6%. Il suo giro d’affari si rivelò ben presto assai più consistente, oltre a soddisfare diversi segmenti di utenza: al Monte vecchio ci si rivolgeva per piccolissimi prestiti; a quello nuovo per operazioni di maggior portata e non necessariamente finalizzate al consumo.

Le due realtà finanziarie, rette da due separati organismi politici, eletti direttamente dal Consiglio generale cittadino, andarono anche specializzandosi nel loro rapporto con la struttura finanziaria e assistenziale urbana: gli eventuali avanzi di gestione del Monte vecchio venivano devoluti ad altri istituti caritati dalle scarse dotazioni; il Monte nuovo venne invece utilizzato dal ceto dirigente come cassa suppletiva della città nei momenti di stringente bisogno finanziario. Questa commistione provocò nel corso dei secoli una marcata opacità contabile a tutto danno del Monte, cui non vennero neppure risparmiati pesanti intacchi da parte dei massari. Al danno politico-economico la città e la Serenissima risposero con interventi graduati. I malversatori e i loro fideiussori erano obbligati a rifondere il maltolto, mentre gli statuti venivano emendati per rinforzare le tutele normative. I membri del patriziato, rei delle malversazioni, lasciavano la città fino alla conclusione della procedura di reintegro finanziario e rifacimento normativo.

Dopo le ruberie e il depauperamento del periodo napoleonico il Monte tornò a esercitare la sua funzione caritativo-creditizia nel corso dei secoli XIX e XX, ed é tuttora attivo nel piccolo prestito su pegno.

I due Monti sorgevano uno di fianco all’altro, sul lato Sud di piazza della Loggia.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

M. Pegrari, L’anima e la tasca. Etica economica e bisogni reali nelle attività del Monte di Pietà e del Monte nuovo nei secoli XV-XVIII, in, Piazza della Loggia. Una secolare vicenda al centro della storia urbana, a cura di I. Gianfranceschi, Brescia, 1984, pp. 203-229.

Per il quinto centenario del Monte di Pietà di Brescia (1489-1989), a cura di D. Montanari, Brescia, 1989.

D. Montanari, Il credito e la carità, vol. I, Monti di Pietà delle città lombarde in Età moderna, Milano, 2001, pp. 89-133.