Campobasso (1589)

Scheda tecnica

Campobasso (1589)

Campobasso
di N. Mignogna

Data istituzione Monte di pietà: 1589
Fondatore: Arte dei calzolai

Scheda storica

Istituito nel 1589 dalla locale Compagnia dei calzolai, il Monte di pietà di Campobasso rientra nel novero di quei Monti fondati dalle Corporazioni di arti e mestieri che costituirono il 5% circa di tutti i Monti di pietà attivi nel Mezzogiorno peninsulare tra il XV e il XVIII secolo.
I Capitoli dell’Arte stabilirono di non tenere “mai otiosi” i denari del Monte ma di convertirli sempre “in compra di tante [corame], et sola, pelle, et altre sorte di robbe di dett’arte” da dare “in credenza” dietro presentazione di “buona, et sicura pregiaria” vale a dire di un pegno che “si vaglia almeno il terzo più, di quello che se li dà di robbe”. Il prestito era senza interessi ma non potevano anticiparsi materiali per un valore superiore ai dieci ducati. Il termine per la restituzione era di quattro mesi con la possibilità di ottenere un nuovo prestito qualora “li quattro dell’arte” lo “giudicassero bene per il monte”.
L’elezione dei Maestri e Procuratori del Monte avveniva nel giorno della festa di San Crispino “dalli maestri et procuratori passati” ma “con l’intervento della maggior parte della compagnia”. I compiti degli eletti erano di amministrare il Monte “con quella maggior diligenza, et carità, che si deve” e “haver cura di fare, et solennizzare detta festa” e provvedere alla cura dell’Altare di San Crispino e della Torcia dedicata al Ssmo Sacramento. Nello stesso giorno si svolgeva l’elezione di “doi razionali annali per vedere li conti” del Monte e di “quattro delli più esperti in dett’arte, li quali s’habbiano a chiamare li quattro dell’arte”.
Si potrebbe accomunare il Monte dei calzolai di Campobasso a quelle istituzioni per il soccorso dei poveri come i Monti della canapa e della seta che Ludovico Antonio Muratori considerava un’invenzione originale della città di Bologna. Questi Monti permettevano agli artigiani poveri di guadagnare denaro mediante la sicurezza del materiale che stavano lavorando mettendoli al riparo dai creditori importuni e fornendo così un utile beneficio alla gente povera. Essi si configuravano come una splendida opera di misericordia perché incoraggiavano il lavoro e gli scambi onesti fuggendo la pigrizia e la vita oziosa con il nobile scopo di beneficiare i poveri per la gloria di Dio.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

B. Pullan, Good Government and Christian Charity in Early Modern Italy, in With us always. A History of a Private Charity and Public Welfare, edited by D. T. Critchlow and C. E. Parker, Lanham, Maryland, Rowman & Littlefield, 1998, p. 77.
P. Avallone, Dall’assistenza al credito. La diffusione dei Monti di pietà nel Regno di Napoli (secc. XV-XVIII), in Povertà e innovazioni istituzionali in Italia dal Medioevo ad oggi, a cura di V. Zamagni, Bologna, Il Mulino, 2000, pp. 365-367.