Mantova (1484)

Scheda tecnica

Mantova (1484)

Mantova
di Daniele Montanari

Data istituzione Monte di Pietà: 1484
Fondatore: Bernardino da Feltre

Scheda storica

La fondazione avvenne grazie alla fervente e turbolenta predicazione di Bernardino da Feltre. In questo suo primo esperimento in terra lombarda il francescano fissava la clausola statutaria di un onere del 10% per i mutuatari, convinto di tale necessità per evitare il fallimento finanziario dell’impresa. Solo qualche anno dopo era però costretto a dimezzarne la consistenza, per ammorbidire le feroci invettive di Agostiniani e Domenicani che accusavano la sua creatura di praticare credito usurario. Il capitale di fondazione era stato costituito da oblazioni pubbliche e private, ma rimase piuttosto esiguo, tanto che nel 1555 il duca Guglielmo doveva por mano agli statuti per dotarlo di nuovi introiti, derivanti però ancora una volta dalla rapsodica carità privata. Aperto per soppiantare la nutrita schiera di banchi ebraici attivi in città, costituì invece il prototipo di un parallelismo creditizio abilmente sfruttato dal potere ducale: prestatori feneratizi e Monte di pietà erano frequentati da segmenti di mutuatari dal profilo socio-economico molto diverso, potendo tranquillamente convivere sotto la tutela del principe.

Durante il sacco del 1630, a fare le spese della soldaglia imperiale erano sia i banchieri israeliti che il Monte, svaligiato e messo a fuoco. Ripreso il controllo politico, il nuovo duca Gonzaga-Nevers chiedeva ai prestatori di riaprire immediatamente i loro banchi, mentre un breve di Alessandro VII (1656) concedeva al ripristinato Monte di remunerare i depositi al 5% e richiedere il 7% ai mutuatari. Il ducato non riuscì mai a risollevarsi dal disastro economico seguito al saccheggio e i suoi gangli amministrativi denunciavano i sintomi di una gestione approssimativa e clientelare. A farne le spese era anche il Monte, vittima di ben mimetizzate malversazioni dei rettori, aggravate dai tumultuosi accadimenti politico-militari che portarono alla caduta del ducato e all’inglobamento nei territori asburgici di Lombardia. Nel 1731 si arrivava alla dichiarazione di insolvenza, lasciando costernati non pochi depositanti, impossibiltati a recuperare i propri capitali.

Riapriva i battenti con un editto di Maria Teresa nel 1756, nel contesto di riforme politico-economiche di più ampia portata. Veniva dotato con i beni dei monasteri soppressi e autorizzato sia al prestito gratuito che a quello oneroso al 5%. Successivi interventi normativi dell’imperatrice e del figlio Giuseppe II allargavano il raggio d’azione dell’istituto ai crediti per lo sviluppo dell’agricoltura e il potenziamento delle strutture produttive del contado. Forniva inoltre finanziamenti a tasso agevolato alle Comunità emettendo degli appositi coupons, commercializzabili e accettati per i regolamenti fiscali. Diventava così a tutti gli effetti una banca di “credito pubblico”, fornita di solidi capitali e garantita dal potere politico, impegnato nella rinascita economica della provincia.

Dopo le malversazioni napoleoniche riprese le sue attività nel corso del XIX secolo, sotto l’incalzare della concorrenza delle casse di risparmio che andavano insediandosi in città. L’attività creditizia é continuata fino ad alcuni decenni orsono.

La sede si trovava sul bordo del quartiere dell’ex ghetto ebraico. Non più esistente.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

E. Castelli, I banchi feneratizi ebraici nel Mantovano (1386-1808), in “Memorie dell’Accademia Virgiliana di Mantova”, XXXI, 1959.

E. Castelli, Origini e vicende del Sacro Monte di Pietà di Mantova (1484-1866), in “Civiltà Mantovana”, XXXIV, 1999.

D. Montanari, Il credito e la carità. vol. I, Monti di Pietà delle città lombarde in Età moderna, Milano, 2001, pp. 39-88.

Riferimenti archivistici

Presso la sede milanese della Banca del Monte, Via del Monte di Pietà, 8 – Milano