Padova (1491)

Scheda tecnica

Padova (1491)

Padova
di M. Teresa Sambin

Data fondazione Monte di Pietà: 1491
Fondatore: Fra Bernardino da Feltre

Scheda storica

Dopo un primo tentativo – fallito – nel 1469, la creazione del Monte padovano ha luogo nel 1491 ad opera di Bernardino da Feltre, sostenuto dal vescovo Pietro Barozzi. Durante due mesi di predicazione ininterrotta si raccolgono offerte, provenienti da Padova e dai comuni del contado, per costituire il capitale dell’istituto. Negli anni seguenti il frate è ancora in città: ottiene oblazioni e fonda, nel 1492, la confraternita del Monte. L’istituto gode fin dai primi anni di vita – eccettuando la parentesi della guerra di Cambrai – di grande floridezza economica. Esso diviene il più cospicuo tra i monti fondati nella terraferma veneta, con un bilancio che nel 1619 raggiunge i 350.000 ducati. La crescente fortuna è accompagnata da puntuali riforme: nel 1522 vengono aggiornati gli statuti; nel 1534 si rinnova la struttura amministrativa, affiancando ai nobili, nel governo dell’istituto, i rappresentanti delle fraglie; nel 1547 si ottiene da Venezia che – scaduta la condotta – agli ebrei non sia più lecito prestare. Contemporaneamente l’attività del Monte si articola, assumendo il controllo dell’approvvigionamento alimentare in funzione assistenziale (monte di carità), oltre a fornire denaro alla Comunità in caso di bisogno (ad esempio per pagare le imposte a Venezia, nonostante il divieto di quest’ultima di attingere alle casse dell’istituto). Dal terzo decennio del Seicento, guerre, peste, crisi economica determinano l’avviarsi di una situazione involutiva, mentre si moltiplicano gli intacchi, i latrocini, le collusioni. Il passaggio tra XVIII e XIX secolo è segnato dalle spoliazioni e dalle imposizioni fiscali di francesi e austriaci; queste ultime determinano i prelievi del Comune dalle casse dell’istituto, che si trova in tale deficit da farne temere la chiusura. Solo nel 1888 il Consiglio comunale si impegna a risarcire il Monte di L. 40.000 in cinque anni.

Nel 1902 vengono riformati gli statuti, attribuendo al Monte funzioni bancarie. Nel 1929 la Cassa di risparmio lo incorpora, assumendosi l’onere di continuarne la gestione.

Sede

Il Monte di pietà padovano ha inizialmente sede nella contrada di San Lorenzo ai Portici alti, in una casa presa in affitto da Antonio Capodivacca; nel 1499 si appronta una succursale situata a San Paolo, trasferita due anni più tardi a Santa Giuliana. Nello stesso 1499 si prende in locazione un immobile in Stra maggiore, di proprietà degli eredi di Raffaele Fulgosio: è il nucleo del futuro palazzo dei Montivecchi. Infatti, dopo vari interventi parziali, il consiglio del Monte decide – nel 1587 – di acquistare a livello le case dei Fulgosio ed entro due anni dà avvio a un’ingente opera di rifacimento edilizio, direttore dei lavori Marcantonio Cavazza. Il risultato è un edificio imponente – sebbene progettato in un linguaggio tradizionale – cui il ritmo delle ripetute lesene sui due livelli conferisce un senso di espansione longitudinale, che ben si adatta alla conformazione stretta della via.

Fin dal 1519 il consiglio del Monte di pietà si è adoperato per procurarsi un’ulteriore sede, questa volta sulla piazza del duomo: si tratta di un edificio facente parte del complesso della reggia carrarese, entrato nel demanio veneziano alla caduta della signoria locale. Soltanto dopo che un incendio avrà parzialmente distrutto il palazzo in questione, nel 1530, il governo serenissimo accorderà quanto richiesto. Prontamente il consiglio cittadino elegge tre soprastanti alla fabbrica, affidando il progetto di completamento della facciata a Giovan Maria Falconetto. Sopravvive in essa il portico carrarese, cui l’architetto sovrappone un ordine di lesene, a definire campate dove si alternano finestre a timpani triangolari e curvilinei, secondo un aggiornato modello romano.

Tra il 1600 e il 1611 si dà avvio a una nuova campagna edilizia, da tempo auspicata, ma bloccata dalla negata concessione veneziana dell’area. Si tratta dell’ampliamento dell’edificio sul sagrato, che viene portato da sei a nove campate. Ad esso si aggiunge una più ambiziosa iniziativa: la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica, perpendicolare al primo, prospiciente via del Pomo d’oro.

Per il palazzo, denominato dei Monti nuovi, si sceglie un prospetto connotato da marcata simmetria, con il portone allineato alla via Beccherie vecchie, la quale sfocia in Piazza delle Erbe, fulcro vivace di attività commerciali. La porzione centrale – riccamente decorata e ispirata al tardo manierismo di matrice michelangiolesca – è ascritta dai documenti al nobile dilettante Vincenzo Dotto; le ali, più vicine ai modelli veneti dell’ultimo Cinquecento, sono verosimilmente da attribuirsi al proto Mattio Serpato. I lavori terminano nel 1619, nè, per oltre due secoli, si registrano interventi di rilievo. E’ a partire dal 1855 che si innalzano due nuovi corpi di fabbrica a formare, con i precedenti, un quadrilatero, organizzato attorno a un cortile interno. Nel 1921 questo viene chiuso con un lucernaio, costituendo un’ampia sala che viene riccamente decorata.

Nel frattempo l’edificio di Stra maggiore, non più attivamente utilizzato, è stato prima ceduto in affitto (sin dal 1715), quindi venduto allo scadere dell’Ottocento.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

S. Lodi – M.T. Sambin De Norcen, Il complesso del Monte di pietà al Duomo (XIV sec. – 1619), in Il palazzo del Monte di pietà a Padova, Padova 1996, pp. 25-101

A. Mattei, Della fondazione del Monte di pietà di Padova e dei primordi della sua gestione, Padova 1903

V. Meneghin, Bernardino da Feltre e i monti di pietà, Vicenza 1974

V. Meneghin, Il “Mons Eugaeus” di Giovanni Barozzi, poemetto sull’erezione del Monte di pietà di Padova (1491), “Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana”, II (1969), p. 106-216

V. Meneghin, I monti di pietà in Italia dal 1462 al 1562, Vicenza 1986

J. Moro, Il Monte di pietà di Padova (1469-1923), Padova 1923

Il palazzo dei Montivecchi e la banca Popolare veneta, a cura di L. Olivato, Padova 1993

B. Pullan, La politica sociale della repubblica di Venezia 1500-1620, Roma 1982 (ed. or. Rich and Poor in Renaissance Venice, Oxford 1971), II, Gli ebrei veneziani e i monti di pietà

Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IV, Podestaria e capitanato di Padova, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1975

Riferimenti archivistici:

L’archivio del Monte di pietà – conservato presso l’archivio di stato di Padova – consta di 1151 buste che coprono il lasso temporale che dalla nascita dell’istituto giunge al 1810. Altre 71 buste nel fondo Monti di pietà diversi riguardano i rapporti dell’istituto con le magistrature cittadine, in particolare la cassa civica. Gli statuti sono editi fin dal XVII secolo da P. Saviolo, Leggi del santo Monte di pietà di Padova, Padova 1647