Redondesco

Scheda tecnica

Redondesco

Redondesco(MN)
di Daniela Bonetti

Data istituzione Monte di Pietà: 1602
Fondatore: ?

Scheda storica

Il Monte di Pietà di Redondesco veniva fondato nel 1602 su concessione del duca Vincenzo I Gonzaga in seguito all’aggravarsi della povertà congiunturale e soprattutto alla sistematicità, anche geografica, con la quale i Francescani si adoperavano per contrastare l’usura ebraica.

Lo statuto consta di 30 capitoli strutturati sul modello di quelli del Monte di Mantova, al quale aveva l’obbligo di rifarsi nell’eventualità si verificassero casi in esso non contemplati, e risulta molto chiaro circa l’assetto organizzativo ed amministrativo che il pio luogo doveva assumere sin dall’inizio della sua attività. Il capitale iniziale a disposizione per i prestiti, esclusivamente su pegno, ammontava a 500 lire mantovane e l’onerosità richiesta per ogni prestito risultava del 5%, necessaria per il pagamento dei salari degli ufficiali, dell’affitto dei locali e di tutte le altre spese gestionali. Il corretto funzionamento del Monte veniva sorvegliato costantemente dalle autorità locali, sia civili che ecclesiastiche e da una particolare supervisione vescovile, effettuata in occasione delle visite pastorali alle comunità facenti parte della diocesi di Brescia. Il pium locum redondescano era da considerarsi però un elemento economico-assistenziale di piccolo calibro, poiché deteneva un giro d’affari limitato, non possedeva immobili o rendite particolari e nell’organico non annoverava un suo specifico massaro ma si avvaleva di quello eletto dalla comunità.

Dal XVI al XVIII secolo la vita e l’attività del Monte si sono intrecciate in maniera indissolubile con l’operato dei feneratori ebraici esercitanti a Redondesco già anteriormente al 1533; è però fondamentale sottolineare come le due realtà non fossero in contrapposizione tra loro ma assolutamente in grado di coesistere pacificamente e concorrere, ognuna a suo modo, al tamponamento, e talvolta alla risoluzione, di congiunture economiche sia cittadine che borghigiane. Il denaro degli Ebrei era più facile da reperire, non vincolato a rigide norme morali ma molto più costoso; nonostante questo, gli abitanti del paese ricorrevano ai feneratori insediati qui e nei paesi limitrofi, determinando quindi la necessità di regolamentare questa forma di prestanza da parte dell’amministrazione locale, le cui casse senza alcun dubbio avevano ritorni positivi in termini di tasse, nate grazie a concessioni di soggiorno e di esercizio per gli Ebrei. Le contingenze storiche hanno purtroppo disperso fonti preziose per la ricostruzione delle vicende legate alle componenti del credito convenzionato ma possiamo affermare che il Monte di Pietà abbia sempre operato secondo una spiccata vocazione solidaristica, alleviando, anche se non risolvendo del tutto, le crisi determinate da epidemie, avversità climatiche e conflitti che nel corso del tempo avevano flagellato la piccola comunità mantovana. L’avvento della dominazione asburgica portava alla ribalta il problema di una razionalizzazione del settore creditizio-assistenziale, multiforme nelle sue varie declinazioni locali, ed il conseguente sforzo omologante degli Asburgo tendeva a risanare quelle che venivano tacciate come storture del sistema; per esempio, si scopriva che il nostro Monte aveva spesso operato, anche a suo scapito, scelte gestionali non sempre ortodosse, ma in ogni modo ispirate alla “pietà”. Il successivo arrivo dei Francesi e la conseguente revisione di confraternite, mense vescovili e Monti di Pietà portava a riesaminare l’istituto redondescano ma le fonti documentarie non informano se anch’esso, come tanti Monti mantovani, avesse partecipato alle contribuzioni richieste o se norme particolari ne avessero modificato la struttura organizzativa. Anche dopo l’avvento della repubblica italiana

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

L. Carnevali, Gli Israeliti a Mantova, Mantova 1878.

E. Castelli, I banchi feneraratizi ebraici nel Mantovano (1386-1808), in “Atti e Memorie dell’Accademia Virgiliana di Mantova”, nuova serie, vol. XXXI (1959).

L. Lomini, Storia di Redondesco, Mantova 1791.

P. Norsa, Una famiglia di banchieri. La famiglia Norsa (1350-1950), Napoli 1959.

M. Ragazzi, Redondesco, Mantova 1960.

S. Simonsohn, History of the Jews in the duchy of Mantua, Jerusalem 1977.

Riferimenti archivistici

ASMn, Archivio Gonzaga, Decreti, libro 39, 40, 41, 49, 51, 52, 53 e 54.

ASMn, Archivio Gonzaga, b. 3363 e b. 3383, Affari Comunità dello Stato, fasc. XLVI (Redondesco).

ASMn, Archivio Redondesco, b. 1, 2, 3, 4, 5, 18, 25, 48, 52, 70, 72, 74, 76, 80, 86 e 87.

ASMn, Archivio Magistrato Camerale Antico, b. 211, 212 e 379.

ASMn, Archivio Intendenza Politica di Casalmaggiore, b. 73.

ASMn, Archivio Dipartimento del Mincio, b. 308 e 362.