Sonnino

Scheda tecnica

Sonnino

Sonnino
di F. Lazzari

Data istituzione Monte di pietà: 1591
Fondatore: famiglia Colonna

Scheda storica

Come segno di magnanimità per la riconquistata sovranità, avvenuta nel 1591, la famiglia Colonna unitamente all’ambasciatore di Roma, Conte Olivieri, provvide a finanziare in Sonnino e in altri feudi –sempre nel 1591 venne costituito il Monte frumentario di Vallecorsa –l’erezione di un Monte del grano, donando frumento per una somma superiore ai mille scudi e per questo motivo esso fu appellato anche Monte dei donativi. Monte del grano, Monte di pietà e Monte frumentario, che operarono ininterrottamente nel territorio di Sonnino per più di tre secoli, seguirono un unico filo conduttore definibile , mutuando un termine recente, Cassa di prestanza agraria. Come spiegava il “Sindicatore” Pietro Antonio Lampreda, incaricato della verifica dei conti del Monte insieme a Pasquarello di Rolando “à vedere la sindacazione fatta da Bonifacio neofita”, le donazioni baronali erano iniziate nell’aprile del 1591 ed erano terminate l’ultimo giorno di agosto del 1592. La verifica venne certificata alla presenza del notaio Benedetto di Fabi “procuratore della Comunità e de’ poveri”, degli attuali deputati del Monte e di quelli precedenti. Il grano fu collocato nel deposito regio mentre le operazioni vennero registrate nel libro delle entrate e delle uscite. I tre depositari del Monte, che venivano eletti dai magistrati della Comunità, dovevano dare “bono e fidel conto, alla fine della loro administratione et ancora di quanto fructera et multiplicara detto Monte”. Dalla documentazione disponibile risulta che il Monte non richiedeva la cauzione di alcun pegno per il prestito che era invece garantito da una dichiarazione giurata dei beneficiari, i quali si impegnavano a restituire la somma ricevuta in grano al momento del raccolto. I depositari del Monte erano i garanti di questa restituzione. Prima del passaggio di consegne ai nuovi depositari, gli ufficiali del monte avevano quindici giorni di tempo per riscuotere i debiti trascorso il quale essi erano tenuti a reintegrare il Monte. Il grano non poteva essere venduto meno della somma stabilita del Consiglio; nel 1592 il prezzo minimo era stato fissato a otto scudi il rubbio. Nel 1594 risultava debitrice verso il Monte la stessa Comunità per una somma di oltre settanta scudi. Le spese sostenute dai depositari durante il loro esercizio, riportate dettagliatamente nel loro rendiconto, erano risultate di quarantuno scudi e undici baiocchi. I capitoli che regolavano dettagliatamente ogni operazione del Monte non sono pervenuti, però sappiamo che essi stabilivano come la cassa del Monte dovesse restare all’interno del deposito del grano mentre le chiavi erano assegnate a tutti e tre i depositari.

Dobbiamo anche evidenziare le anomalie di questa istituzione che prestava somme di denaro ai bisognosi i quali poi reinvestivano la somma nell’acquisto di grano presso il Monte stesso. Al momento del raccolto i debitori dovevano restituire la somma ricevuta in grano, probabilmente in quantità maggiorata.

Non si conoscono le ragioni per le quali il Monte del grano cambiò denominazione venendo quindi classificato come Monte di pietà; è certo invece che l’istituto non cambiò la sua finalità di istituto granatico come si evince chiaramente dalla nota dei debitori del Monte di pietà del 1759. Il Monte continuò la sua attività ancora per tutto il XIX secolo operando prima come Monte frumentario e poi come Cassa di previdenza agricola che venne costituita dalla locale Congregazione di carità nel 1882 con il capitale ricavato dalla vendita del grano dell’ex Monte frumentario.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

Archivio Storico Comunale di Sonnino (ASCS), Libro degli Esiti, “Sindicazione” del Monte del grano, 24 ottobre 1592, b. 15.

ASCS, Monte di pietà, b. 55; Liber Consiliorum, 1749-1758, b. 5; Congregazione di Carità, Statuto.