Sora

Scheda tecnica

Sora

Sora
di F. Lazzari

 

Data istituzione Monte di pietà: 1627 e 1742
Fondatore : Alfiero Gio. Battista Polichetti e can. Alessio Fondi

Scheda storica

Fu per sollevare la condizione di questa popolazione miserevole che Alfiero Giovan Battista Polichetti promosse, nel 1627, la costituzione di un Monte di pietà significativamente nominato “Monte dei Poveri”.

Gli Statuti, conservati presso l’archivio di Stato di Napoli, sono citati nello studio relativo ai Monti del Regno di Napoli, mentre le notizie della sua esistenza sono documentate fino al 1650; con ogni probabilità esso operò fino al 1654 quando un terribile terremoto distrusse la città cancellandone memoria e documentazione. Il canonico Alexius de Fundis non ne fa menzione quando nel secolo successivo costituì un nuovo Monte di pietà esprimendo “il desiderio d’eriggere in beneficio dell’anima sua, dei suo progenitori, fratelli e sorelle defunti per sollievo dei poveri di detta città e del Castello del Brocco e per la maggior gloria di Dio un Monte di pietà col fondo, e condizioni infrascritte”. Il Monte venne quindi confermato dal vescovo Scipione Sersale il 3 marzo 1742.

Queste condizioni, grazie alla lungimiranza del fondatore, permisero all’istituto di prosperare quasi ininterrottamente per oltre due secoli. Il capitale era costituito, infatti, da censi fruttiferi che dovevano essere reinvestiti nello stesso Monte la cui attività di prestito era stata stabilita dal suo fondatore a titolo gratuito finché egli fosse rimasto in vita, mentre dopo la sua morte il Monte di pietà avrebbe dovuto “principiarsi a prestare il denaro col pegno equivalente ad uso degli altri Monti”. Era previsto che esso dovesse rimanere sempre sotto la protezione del Vescovo pro-tempore il quale doveva garantirne la conservazione investendo il patrimonio in “capitali di censo o compra di stabili”. Il Vescovo doveva inoltre provvedere all’elezione di un amministratore “benestante” che era obbligato al “rendimento dei conti in mano del Rationale”, quest’ultimo doveva essere eletto ogni anno o prima o quando il vescovo lo avrebbe ritenuto opportuno.

La crisi sociale che attanagliò la società del Settecento sfiorò solamente la pia istituzione. Nel 1785 una commissione fu stabilita per revisionare l’operato dell’amministratore, il canonico Francesco Marra, in carica dal 17 maggio 1758, il quale produsse un memoriale difensivo in cui ribadì “le inquietudini per altri rapporti estrinseci al medesimo arrecate, è superfluo rammentare le manovre contro di esso adoperate, le minacce, i mandati di capiendo, il braccio implorato della vescovil Curia, lo spoglio istantaneo dei libri di registro e di tutte le altre scritture” seguito da un’analitica descrizione della gestione dei capitali di censo che avevano suscitato dubbi.

Il Monte continuò una buona attività anche nel secolo successivo. Nel 1810, infatti, il canonico Nola, con lettera del 9 marzo, chiedeva al vescovo di eleggere un Rationale poiché essendo terminati i cinque anni previsti per il suo mandato, egli voleva rendere i conti seguendo le solite formalità. Le attività di esercizio proseguirono poi per tutto l’Ottocento come risulta da due rendiconti di entrate e uscite che si riferiscono al periodo 1834-1869 e al biennio 1870-71. Dopo l’unità d’Italia una lettera del Vescovo, in data 3 marzo 1873, al ministro di Grazia e Giustizia ribadiva con forza la natura ecclesiastica del Monte a riscontro di una proposta di ricostituzione dell’ente: “… il fondatore di esso stabilì che dovesse sempre stare sotto la direzione e patronato del vescovo pro-tempore, che il vescovo avesse il pieno diritto di eleggere l’amministratore e i rationali”, richiedendo altresì la restituzione da parte dell’intendenza di finanza dei fondi del Pio luogo all’amministrazione ecclesiastica.

“Nel 1900 l’ente cessò di funzionare per mancanza del tesoriere, non essendosi trovato alcuno che avesse voluto addossarsi l’onore e la responsabilità della gestione, gratis et amore dei, col dare per soprammercato ma non lieve sanzione”.

Nel 1903 il consiglio cittadino deliberò così il raggruppamento del Monte con la Cassa di Prestanza Agraria. L’azione non andò però a buon fine. Pochi anni più tardi, nel 1913, la Congregazione di Carità ne dispose quindi la liquidazione destinando il capitale residuo a favore dell’ospedale. Subito dopo la grande guerra vi fu un infruttuoso tentativo di ricostituzione, come si evince da una lettera del Sindaco di Sora del 28 gennaio 1919 indirizzata al Vescovo, invitandolo ad eleggere gli amministratori dell’ente in base alla volontà del fondatore.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

A. SINISI, Per una storia dei Monti di pietà nel Regno di Napoli (secoli XVI-XVIII), in Monti di Pietà e presenza ebraica in Italia (secoli XV-XVIII) a cura di D. MONTANARI, Roma, 1999.

P. AVALLONE, Dall’assistenza al credito. La diffusione dei Monti di Pietà nel Regno di Napoli(secc. XV-XVIII), in Povertà e innovazioni istituzionali dal Medioevo ad oggi, a cura di V. ZAMAGNI, Bologna, 2000.

G. COPPOLA, Storie assistenziali a Sora nei secc. XVIII-XX, Laboratoio didattico della storia, Sora, 2005, pp. 63-64.

 

Archivio Vescovile di Sora (AVS), Bollari, 9, Erectio Montis Pietatis, cc. 273v-275v, copiato anche in AVS, Monte di Pietà (MP), 29/2, cc. 1r-3r.; MP, 30/1.

Archivio di Stato di Caserta, Inventario fondo opere pie, fascio 456, fascicolo 12, inc. 1.