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“Panorama”: in Fondazione del Monte l’evoluzione del paesaggio nell’arte contemporanea italiana

Il paesaggio italiano nella storia dell’arte contemporanea, con un dialogo tra dipinti, sculture, video, fotografie e installazioni di artisti nati tra gli anni ‘60 e gli ’80 e un nucleo di opere realizzate da figure di spicco del XX secolo. Da sabato 26 gennaio a sabato 13 aprile 2019, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna promuove e accoglie – nei suoi spazi di via delle Donzelle 2 a Bologna – la mostra Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia, a cura di Claudio Musso. Oltre 40 le opere in esposizione firmate da 17 artisti contemporanei, che si confrontano con i dinamici scenari urbani di Antonio Sant’Elia, un grande “paesaggio anemico” di Mario Schifano, i progetti distopici del Superstudio e alcuni scatti iconici di Luigi Ghirri.

“La mostra intende indagare un genere caro alla storia dell’arte, il paesaggio. Gli artisti invitati – spiega il curatore Claudio Musso – hanno sviluppato nelle loro ricerche individuali e collettive un approccio inedito alle questioni aperte dalla catena di relazioni tra natura e architettura, mappa e territorio, realtà e rappresentazione. Le opere esposte – continua Musso – pur realizzate attraverso un’ampia varietà di proposte e tecniche, dimostrano la necessità comune di indagare le principali questioni legate alla concezione del paesaggio nel mondo contemporaneo: dalla politica all’ecologia, dalla cultura al turismo”.

Il concetto di paesaggio ha subito nel corso del Novecento una travolgente evoluzione: discipline come l’architettura, l’antropologia, la sociologia, la semiotica, hanno aperto un dibattito, ancora in corso, nel quale le arti visive hanno avuto un ruolo di primo piano. La natura ambigua della parola stessa “paesaggio” fa sì che entro il suo campo semantico si collochino accezioni che nei decenni hanno dimostrato di essere in continua contraddizione: l’urbano e l’extraurbano, il centro e la periferia, l’ordine e il disordine, lo spontaneo e il programmato.

Un precedente illustre rende Bologna la città perfetta per ospitare la mostra: a cavallo tra il 1981 e il 1982, infatti, alla Galleria d’Arte Moderna (GAM) un comitato guidato da Tomàs Maldonado organizzava una manifestazione intitolata Paesaggio: immagine e realtà, il cui catalogo risulta ancora oggi uno strumento importante di analisi e approfondimento. A più di  35 anni di distanza, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna riallaccia quel filo offrendo una “ veduta panoramica” sulla nuova scena artistica, tra continuità e discontinuità.

Il percorso

Nei suoi dipinti Andrea Chiesi trova spazi di meditazione negli interni di fabbriche in disuso e in ampie vedute urbane ed extraurbane. Nella serie Viridis, la pittura di Valentina D’Amaro si muove sul confine tra verde organizzato e flora spontanea, mentre nei grandi disegni del ciclo Tornado Francesco Pedrini richiama il sublime in natura e l’incontrollabilità dei fenomeni. Strada stellare è una serie di scatti realizzata da Davide Tranchina sulla via Emilia, nei dintorni di Bologna, in cui l’obiettivo è rivolto verso l’alto a cercare linee e forme (tralicci, insegne) impressionate dal controluce. Le architetture effimere di Daniel Gonzàlez si impongono come un momentaneo cambio di prospettiva sullo spazio espositivo al punto di stravolgerlo.

Nella sua ricerca tra installazioni per lo spazio pubblico e azioni performative, Andreco parte dalla sua formazione di ingegnere ambientale e attiva con la natura un rapporto dialogico, impegnato sui temi della sostenibilità. Le sculture e gli ambienti di Andrea De Stefani richiamano la sensazione di déjà-vu e dischiudono dimensioni inedite sulle aree periferiche. Margherita Moscardini con il riallestimento delle opere Fig. A e Maquette (2013) insieme all’inedito video The Mountains’ Factory punta l’attenzione sulla contraddizione tra geografia e politica connessa all’idea di confine. Con Autostrada Verticale Riccardo Benassi instaura un dialogo diretto con le visioni antropologiche del Superstudio che riecheggiano anche nelle analisi sociali del paesaggio basate sull’esperienza biografica nella serie Così per dire.

Mauro Ceolin dopo aver “passeggiato” nei videogame, con DeerHuntLandscapes “congela” delle vedute per poi dipingerle en plein (digital) air. Laura Pugno sottopone il paesaggio fotografato ad azioni di “cancellazione”, seppur parziale, che ne ottundono la visione complessiva come accade in Dominante Recessivo. Nel lavoro di David Casini, oggetti, forme e immagini del paesaggio sono utilizzati come parti di una narrazione che affonda le radici nell’artigianato. Luca Coclite indaga le terre estreme del Paese, in particolare il Capo di Leuca, come espressione di una soglia geografica alla quale corrispondono incontri di culture.

In Shelf di Martino Genchi, due elementi (uno ligneo e uno plastico) divisi da una linea (l’orizzonte) appaiono come emanazioni di celeste e terrestre. Il paesaggio è dato per sineddoche, come per le palme della serie 32 days at Rupert, Vilnius. Looking into the wood, dreaming palm trees di Marco Strappato e per le noci di cocco in Tre mezze dozzine (opera realizzata con Giovanni Oberti), che, partendo da elementi riconoscibili, rimandano immediatamente all’isola deserta, al fiabesco, all’esotico e al fantastico. Esotismi e fantasie, sogni o allucinazioni, molto concreti e oggettuali, compaiono infine nei collage digitali compositi di Filippo Minelli.

Il catalogo

La mostra è accompagnata e affiancata da un libro/catalogo che, oltre a raccogliere un ricco corredo iconografico con le opere in mostra e una selezione di opere degli artisti dedicate al tema, si arricchisce dei testi commissionati dal curatore a Massimo Leone, semiologo e professore presso le Università di Torino e Shanghai, e a Piero Zanini, antropologo e docente presso l’ENSA di Parigi e, inoltre, di una bibliografia illustrata. Il progetto grafico è stato affidato allo Studio Filippo Nostri e l’edizione a Danilo Montanari.

Arte Fiera

La mostra “Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia” si aggiunge alle esposizioni tematiche organizzate dalle Fondazione del Monte, che evidenziano l’attenzione e l’impegno costante verso il contemporaneo in occasione di Arte Fiera. La mostra rientra nell’ambito di ART CITY Segnala 2019.

Durata: dal 26 gennaio al 13 aprile 2019

Apertura: dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 19

Aperture straordinarie per Art City Bologna: sabato 2 febbraio dalle ore 10 alle 24; domenica 3 febbraio dalle ore 10 alle 19

Ingresso gratuito

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