Ariano Irpino

Scheda tecnica

Ariano Irpino

Ariano Irpino
di P. Avallone

Data istituzione Monte di pietà :1592
Fondatore : Clero, don Alfonso Ferrara Vescovo di Ariano

Scheda storica

Inizialmente il Monte fu provvisto di 1000 ducati “di sua propria pecunia [del fondatore] da distribuire ai poveri e ai bisognosi della città e della sua diocesi”. Al fine di aumentare il capitale del monte il Vescovo di Ariano oltre a versare di propria mano mille ducati esorta tutti i suoi successori che avessero da distribuire elemosine di preferire questa istituzione ad altre confraternite o luoghi pii interni alla diocesi. Inoltre stabilisce che qualora qualcuno morendo avesse intenzione di lasciare una parte del proprio capitale al monte, ma che non fosse riuscito a introdurre questa sua volontà nel proprio testamento, ma che avesse comunque dichiarato questa sua volontà al suo confessore tale dichiarazione fosse da ritenersi legittima e che il monte potesse pertanto riscuoterne l’elemosina. Si stabiliva: che il governo del monte fosse affidato a due governatori un canonico e un laico, di approvata vita e di matura età i quali dovevano essere eletti rispettivamente dal vescovo, dal capitolo della cattedrale e dall’università. L’elezione doveva svolgersi nel giorno della festa dei Santi Nereo, Archileo e Pancrazio, e doveva ripetersi ogni anno. I primi governatori furono: Don Giulio Marra eletto dal vescovo e il dottor Sempronio Bruno dall’università.

I governatori eletti per la prima volta non potevano rifiutare l’incarico, e nel caso in cui fossero stati rinominati allo scadere del mandato, non erano costretti ad accettare il compito tranne nel caso in cui fossero trascorsi tre anni dalla precedente nomina.

Si prevedeva  inoltre che “le robe soggette a deterioramento stiano a nome del padrone che li dovrà disimpegnare” e che, trascorsi sei mesi, i governatori del monte, potessero procedere alla vendita, dopo aver pubblicizzato, “un mese per i diocesani e quindici giorni per gli altri cittadini”, mediante affissione di editto presso il monte stesso e in altri luoghi pubblici della città. Il ricavato dovrà essere trascritto nel libro dei pegni venduti, annotando, affinché potesse essere restituita al padrone del pegno, la parte di denaro in più, qualora il pegno fosse venduto per un prezzo superiore rispetto a quello versato dal monte.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

A.S.Napoli: CM, SC, fs. 1185, inc. 13.