Morbegno

Scheda tecnica

Morbegno

Morbegno
di Luisa Sanelli

Data istituzione Monte di Pietà: 27 marzo 1543;
Fondatore: padre Stefano de Longis di Morbegno, frate domenicano;

Scheda storica

Non è nota la data di approvazione degli statuti del Monte di Pietà di Morbegno ma sono noti i vari capitoli relativi all’amministrazione dell’istituto, risalenti alla metà del XVI secolo. Il Monte era gestito da dodici deputati e da due padri conservatori, rispettivamente il parroco della chiesa cittadina ed il priore del convento di sant’Antonio, i quali avevano nomina perpetua. Alla morte di uno di questi, venivano scelti, fra i concittadini, un numero indefinito di nominativi, i quali, scritti su dei bollettini, venivano inseriti in un vaso e, dopo un’invocazione al Signore, si procedeva all’estrazione, alla presenza del conscriptore. Questa operazione doveva avvenire nel giorno dell’ottava della Pasqua della Resurrezione; sempre durante questa giornata i deputati dovevano eleggere, fra di loro, quattro amministratori, due dei quali erano già in carica l’anno precedente. I quattro amministratori avevano il dovere di presentare, ogni volta fosse stato loro richiesto dai deputati ed alla fine del loro mandato, il resoconto della gestione dell’istituto per il controllo e l’approvazione del bilancio; quest’ultimo doveva essere redatto in tre copie: una da conservare presso il Monte, una da consegnare al parroco ed infine una da consegnare al priore del convento di San Giuseppe. Inoltre gli amministratori avevano il compito di organizzare la Santa Messa alla quale sarebbe seguita l’annuale processione per la raccolta delle offerte.Il Monte di Pietà di Morbegno prestava, ad ogni famiglia residente in città, tre libre imperiali, senza interessi, per tre mesi; il pegno, se costituito da oggetti preziosi, doveva superare solo di un terzo il valore della somma prestata, mentre doveva essere superiore alla metà del valore della somma prestata in caso di oggetti di scarso valore. Alla consegna del pegno venivano redatti tre bollettini, indicanti la somma prestata, la qualità del pegno, le generalità del richiedente il prestito e la data di rilascio del denaro: uno veniva messo sul pegno, uno veniva consegnato al proprietario e l’ultimo veniva inserito nel libro dei pegni del Monte. La riscossione del pegno doveva avvenire alla scadenza dei tre mesi successivi; nel caso in cui il pegno, dopo un anno, non fosse ancora stato riscosso, i quattro amministratori avevano il dovere di far stimare l’oggetto, come risulta da una guida per incantare i pegni dell’anno 1587. Dopo un’ulteriore notifica all’interessato della scadenza del prestito, allo scadere dei quindici giorni successivi, il pegno poteva essere venduto al migliore offerente, tenendo però nascosto il bollettino sul quale era riportato il nome del proprietario. Solamente gli amministratori ed i deputati non potevano acquistare questi oggetti, sotto la pena di cinque libre imperiali per pegno. Ultimo compito degli amministratori era quello di consegnare i libri contabili del Monte ai loro successori. L’ultimo capitolo di questo statuto concedeva, ai deputati, la possibilità di modificare i capitoli dello statuto per migliorare la gestione, sempre a favore dei bisognosi (la prima modifica, effettuata il 1 gennaio 1583, riguardava la necessità di eleggere, come deputati del Monte, solamente uomini residenti in Morbegno). Il Monte di Pietà di Morbegno, oltre all’assistenza dei poveri della città, si occupava anche di quelli residenti nelle zone circostanti (per esempio, in una sententia tra il Monte di Pietà di Morbegno e il signor Martino de Roncho, datata 3 aprile 1585, vengono nominati gli abitanti di Talamona).

L’istituto non subì importanti modifiche: lo testimonia l’approvazione, per il suo continuo operato a favore dei bisognosi, da parte del vescovo di Como, durante la sua visita pastorale del 4 maggio 1668 (atto notarile redatto da Joseph Corradinus, notaio e cancelliere del vescovo durante le visite pastorali).

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

R. Rapella, Il Monte di Pietà di Morbegno, in “Le vie del bene”, XXXV (1971), febbraio, pp. 6-8, giugno, pp. 8-11.

Riferimenti archivistici

Archivio di Stato di Sondrio, cartella D-I 3/11:

cc. 511-526 sententia in causa inter dominus dominus agentes venerabilis Montis Pietatis Morbenii et ser Martinus de Roncho de Morbinio predicto. Originale, notaio Giovanni Pietro Castellargegno, 1585 aprile 3, Morbegno

cc. 527-532 estratto del libro A del Monte di Pietà di Morbegno

cc. 584-585 guida e presentazione del decreto dominicali per incantare li pegni esistenti nel Monte di Pietà di Morbegno, anno 1587

cc. 592-609 notula plurim instrumentum.

Originali del XVI secolo relativi al Monte di Pietà di Morbegno;

Archivio di Stato di Sondrio, cartella D-I 3/25:

cc 483-526 inventario dei beni e fitti spettanti alle chiese e luoghi pii di Morbegno, anno 1553, con successiva nota di molti in strumenti a favore di essi.

[1] Dizionario della Chiesa Ambrosiana, vol. IV, Milano Ned

[2] Il Monastero di Santa Chiara (che insieme a quello di S. Agostino Nero e di Santa Maria da Biassono, ricostruito sul già esistente monastero di Santa Maria d’Aurona, dava il nome alla via) risaliva al 1448, mentre il successivo rimaneggiamento dello stabile venne affidato al Piermarini (mappe conservate c/o ASM Fondo Commercio, p.a. cart. 64) per un totale di £ 125,538.