Vicovaro

Scheda tecnica

Vicovaro

Vicovaro
di F. Lazzari

 

Data istituzione Monte di pietà: 1570
Fondatore: cittadino Gasparo alias Frezzetto

Scheda storica

La fondazione del Monte di pietà era stata resa possibile grazie alla benemerenza di un certo Gasparo alias Frezzetto da Vicovaro, che lasciò una somma per istituire un Monte di pietà.

Il Monte fu amministrato dalla compagnia della SS. Croce attraverso il priore pro-tempore che svolgeva le funzioni di cassiere. Per volere dello stesso istitutore, il buon funzionamento e il controllo dell’istituzione era deputato alla Comunità, che svolgeva questo ruolo tramite i massari, e all’arciprete vicario. I capitoli originali del Monte prevedevano il pagamento di una elemosina pari a due quattrini per ogni scudo, ma in verità essa poteva risultare assente per i prestiti inferiori ai trenta baiocchi. Non risulta invece alcun compenso per gli ufficiali del Monte, probabilmente le disposizioni contenute nei capitoli si rifacevano a quelle relative al Monte di pietà di Tivoli. I pegni dovevano essere riscattati entro un tempo massimo di mesi sei trascorso il quale dovevano essere venduti in una giornata di venerdì poiché questo era il giorno in cui “le genti tornavano dal mercato di Roma”. La vendita doveva avvenire presso il Monte oppure alla Gabella a discrezione dei deputati del Monte. I termini non vennero mai tassativamente rispettati, poiché risultano, in tutti i periodi di attività del Monte e particolarmente in un inventario del 1668, numerosi pegni non riscattati, alcuni in giacenza da più di quarant’anni; i funzionari del Monte garantirono sempre, in ogni modo, la buona conservazione dei pegni poiché moltissimi riscatti risultano essere avvenuti anche a grande distanza di tempo. I funzionari del Monte rimanevano probabilmente in carica uno o due anni e al momento del passaggio delle consegne ai nuovi funzionari essi dovevano consegnare le chiavi e l’inventario dei pegni alla presenza dei massari e dell’arciprete.

Oltre che sul capitale iniziale e sulle elemosine, il Monte poteva contare anche su donazioni e lasciti e sulle rendite derivanti da alcuni terreni.

Il Monte di pietà di Vicovaro sembra mostrare una singolare specificità nel bandimento dei pegni. Dalla formula riportata sul foglio affrontato e relativo alla singola operazione possiamo conoscere come i pegni riscattatati tramite asta, almeno per il primo periodo di attività, non fossero banditi direttamente dal Monte, ma erano gli stessi proprietari, presso la sede del Monte, a venderli al miglior offerente saldando così la loro pendenza con il Monte e trattenendo l’eventuale differenza. Il libro “B” si chiude quindi all’anno 1609 con una nota delle spese di cancelleria del Monte presentate al “vicario de Tivoli in visitatione” sotto la cui giurisdizione ricadevano le opere pie di Vicovaro.

Alla fine del Cinquecento il Monte cominciò a diversificare le sue operazioni diventando, come spesso accadde nei piccoli e medi centri laziali, il fulcro economico dell’intera comunità. Il 9 ottobre 1597 risulta registrata, infatti, una operazione di prestito per conto della comunità di dieci scudi d’oro e d’argento effettuata da Cosimo Scafitto il quale provvederà poi alla puntuale restituzione lasciando una elemosina di 60 baiocchi.

Dopo la sua visita pastorale il vescovo di Tivoli Antonio Fonseca (1684-1728) decise di far riformare i capitoli del Monte “prendendo norma dal Monte di pietà di Roma, di Tivoli e dalli medesimi capitoli antichi del Monte”.

Tra il dicembre 1763 e il gennaio dell’anno successivo, la comunità depositò presso le casse del Monte una somma di oltre 500 scudi al fine di acquistare grano sufficiente per la costituzione di un Monte frumentario, dopo che nel settembre 1763 la stessa comunità aveva depositato una somma simile per l’acquisto di grano per il forno del paese.

Il Monte continuò quindi la sua attività anche nel corso del XIX secolo, ma non con lo stesso vigore dei secoli precedenti tanto che sua liquidazione fu, infine, deliberata nella riunione de Congregazione di Carità del 15 gennaio 1899; nella stessa assemblea fu approvato anche il passaggio al Monte Frumentario di quanto esisteva all’attivo del Monte di pietà (un libretto di risparmio e alcuni pegni).

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

M. T. FULGENZI, Archivio Storico Comune di Vicovaro, Inventario, Monte di pietà della SS. Croce di Vicovaro,

Archivio Storico Comunale di Vicovaro (ASCV), Monte di pietà (MDP) 1, reg. 1, 1570 – 1589, Inprestiti del Monte della SS. Croce di Vicovaro 1570, A, c. 1.

ASCV, MDP 1, reg. 2, 1570 – 1589, B, c. 9; reg. 8, 1760 – 1834, Libro de’ depositi del Monte di Pietà di Vicovaro e della Confraternita della SS. Croce; Libro de’ depositi.