Viterbo (1472)

Scheda tecnica

Viterbo (1472)

Monte di Santa Maria della Pietà di Viterbo
di F. Lazzari

 

Data istituzione Monte di Pietà: 1472
Fondatore: Paolo da Brescia

Scheda storica

Dopo un primo tentativo di formazione auspicato dal minoritico fra Francesco da Viterbo nel 1469, il Monte di pietà di Viterbo venne effettivamente eretto su proposta di un altro minore osservante, Paolo da Brescia durante la quaresima del 1472 e fu quindi approvato con Bolla di Sisto IV nel 1479. Similmente a molti altri Monti delle origini doveva servire a combattere l’usura esercitata dagli Ebrei. Il capitale iniziale consisteva di 500 scudi, mentre il prestito veniva esercitato a titolo gratuito; un tasso d’interesse del 5% fu applicato solamente a partire dal 1565. Vennero eletti tre ufficiali che dovevano gratuitamente amministrare l’istituzione: un depositario del denaro, un depositario dei pegni e un notaio posti sotto la vigilanza dei “Priori del Monte”; dal 1475 venne loro concessa una retribuzione pari a un ducato al mese che l’anno successivo, in occasione dell’emanazione dello statuto, fu convenuta in cinque denari, a carico dei mutuatari, per ogni ducato dato in prestito e nel 1493 di nuovo stabilita nella somma di due ducati mensili. Il prestito massimo per ogni singola operazione era di cinque ducati per la durata di sei mesi, rinnovabile e completamente gratuito.

Agli inizi del Cinquecento un saggio di interesse era dunque effettivamente applicato, ma esso venne ufficialmente codificato solamente nel 1565 nella misura del 5%, con un decreto del delegato del cardinale Farnese.

Presso la Biblioteca Comunale di Viterbo sono conservati alcuni registri relativi alle operazioni del Monte a partire dal 1490 fino al 1818 che aiutano a tracciare la storia e le funzioni dell’istituto nel corso dei secoli. Una serie di carteggi, tra il 1659 e il 1689, indica che il Monte funzionò a quell’epoca da tesoreria comunale riscuotendo censi e gabelle. I registri dei depositi monetari ed i pagamenti effettuati dal Monte tra il 1648 e il 1818 sono testimoni di come l’istituto avesse assunto una sua dimensione stabile ed una struttura amministrativa consolidata, svolgendo oltre ad operazioni classiche di prestito contro pegno, anche compiti di tesoreria e di deposito per conto di privati e di enti pubblici e di Confraternite. Gli “schotrini e dechretti pubblici e sechretti” conservati nei registri della Compagnia di S. Maria Maddalena confermano questa prassi consolidata. Essi registravano, oltre ai decreti su scudi depositati presso il Monte di pietà, anche il maritaggio di una zitella l’anno e le regole per andare a Roma l’Anno Santo.

I Capitoli del Monte di pietà furono poi riformati, adeguati alle nuove esigenze, agli inizi e ancora alla fine del Seicento. L’attività continuò regolarmente nel Settecento a favore dei più bisognosi, come sottolineato dall’allora presidente della Cassa di Risparmio Paolo Signorelli che, citando il Bussi, ricordava come “piccolissimo era ancora l’interesse che si ritraeva da quelli ai quali si prestava il denaro”. Egli aggiungeva che il Monte aveva cessato la sua attività sul principio del secolo, evidentemente dopo il 1818, per “malaugurate circostanze”. Il Signorelli tracciò la breve storia del Monte di pietà in occasione della deliberazione della ricostituzione del Monte di pietà ad opera della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo. Il nuovo Monte di pietà nacque così, di fatto, nel 1882 come sezione di pegno della Cassa di risparmio, mentre i suoi statuti furono mutuati principalmente da quelli della città di Genova dove era già avvenuta l’unione tra i rispettivi istituti. La sede fu costituita all’interno del palazzo di proprietà della Cassa di risparmio in via S. Giovanni in zoccoli. I prestiti erogati dal nuovo istituto erano compresi tra un minimo di una lira ed un massimo di duecento lire con un interesse annuo del 5% per le operazioni inferiori alle cinquanta lire e del 6% per quelle superiori.

Non sappiamo fino a quando effettivamente il Monte di pietà operò nella città di Viterbo con questa denominazione, ma non è difficile ritenere che esso sia stato naturalmente ed effettivamente assorbito come sezione di pegno della stessa Cassa di Risparmio nel corso della prima metà del secolo scorso.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

F. BUSSI, Istoria della città di Viterbo, Roma, Bernabo e Lazzarini, 1742.

V. MENEGHIN, I Monti di Pietà in Italia dal 1462 al 1562, Vicenza, 1986, p. 71.

D. PERONI, Gli ebrei nell’area viterbese tra XIV e XVI secolo, tesi di laurea, relatore prof. Michele Cassandro, Università degli studi di Siena, Facoltà di Scienze Politiche, A.a. 2002-2003, pp. 30-31.

F. P. CASELLI, Monti di pietà e Monti frumentari nel Lazio, in Monti di Pietà e presenza ebraica in Italia (sec. XV-XVIII ) a cura di D. Montanari , Roma, 1999.

Biblioteca Comunale degli Ardenti, Inventario, Le Confraternite della città di Viterbo, Compagnia di S. Maria Maddalena, Registro dei Decreti, 1597-1643, ff. 1-160.

Cassa di Risparmio di Viterbo, Deliberazione dell’assemblea generale dei soci per l’impianto di un Monte di Pietà in Viterbo, Viterbo, Tip. Monarchi, 1881, pp. 8-9.

Cassa di Risparmio della città e circondario di Viterbo, Discorso pronunciato dall’Onorevole Presidente cav. Pietro Signorelli nell’aula grande del Palazzo di residenza la mattina del 4 Giugno 1882 in cui venne inaugurato il Monte di Pietà, e dato alle stampe per determinazione del Consiglio Amministrativo che concordemente si associò alla volontà manifestata da numerosi soci e distinti cittadini, Viterbo, Tip. Monarchi, ex libris Giuseppe Giusti, 1882.

Regolamento per servizio interno del Monte di Pietà di Viterbo, discusso e approvato dalla Commissione amministratrice nell’adunanza del 3 Agosto 1885, Viterbo, Tip. Monarchi, 1885.