Corneto (oggi Tarquinia)

Scheda tecnica

Corneto (oggi Tarquinia)

Corneto (Tarquinia)
di F. Lazzari

 

Data istituzione Monte di Pietà: 1514 e 1579
Fondatore : Comunità di Corneto e Card. G. Bentivoglio (Breve di Gregorio XIII)

Scheda storica

La città di Corneto può vantare uno dei primi tentativi di costituzione di un Monte di pietà. Nelle sue “Croniche della Città di Corneto” Muzio Polidori (1609-1683) narra che nel 1446 Giacomo da Rieti, osservante minoritico, “con le sue prediche et persuasioni indusse i cornetani a giurare di non ricevere più in Corneto Hebrei, che esercitavano usura sopra pegni” proponendo al contempo l’erezione di un Monte di pietà. La proposta non ebbe evidentemente seguito poiché, già nel 1453, il Comune fu costretto a richiamare tra le sue mura l’ebreo Salomone di Angelo di Montefiascone con il quale venne stipulato un contratto per l’esercizio del prestito contro pegno.

Un Monte di pietà venne in seguito eretto nel 1514. Ne è prova un breve di Leone X del quattro settembre di quell’anno – ad effectum ut Iudeis bona vestra non dentur amplius ad usuram – nel quale egli accoglieva la richiesta dei cornetani di esentare da tassazione la quantità di frumento di cinquanta moggia che il Comune aveva deliberato di assegnare al Montem sub nomine Pietatis. Possiamo comunque ragionevolmente supporre che l’istituto svolgesse, in realtà, operazioni di prestito in grano tipiche del Monte frumentario.

Un Monte di pietà venne in ogni modo effettivamente confermato nel 1579 con un breve di Gregorio XIII ed affidato al controllo del vescovo di Montefiascone e Corneto Girolamo Bentivoglio e gestito da un “pro-vicario” generale che doveva verificarne il rendiconto annuale e inviarlo alla S. Congregazione del Concilio.

Nel 1699, dopo la Visitatio S. Montis Pietatis Corneti, il Card. Marco Antonio Barbarigo dettò trentaquattro nuovi articoli “da osservarsi inviolabilmente sopra il buon governo del Sacro Monte della Pietà di Corneto”. Dopo alcuni punti sull’elezione dei montisti, si definivano i giorni di apertura e le modalità di accettazione dei pegni che dovevano essere valutati la metà del loro effettivo valore, con un interesse, che rimaneva invariato, del 2%. Il depositario, proposto dal Magistrato al Vescovo in una rosa di nomi ed eletto poi dal consiglio comunale, era affiancato da un sottomontista, da uno stimatore e da un “trombetta” o banditore, tutti stipendiati dal Comune. Le cariche, che in un primo momento venivano rinnovate ogni anno, divennero in seguito ereditarie.

I depositi sia volontari che giudiziali non erano remunerati mentre i prestiti erano riservati ai soli cittadini.

Annualmente era consuetudine restituire, tramite estrazione a sorte, due dei pegni conservati, sempre in virtù di una disposizione contenuta nel breve di erezione.

Dopo la spoliazione del periodo napoleonico, il Monte venne ripristinato con le elargizioni delle “famiglie particolari” e con fondi comunali in osservanza del chirografo di Pio VII del sette aprile 1818.

Dall’inventario dell’Archivio Comunale di Tarquinia apprendiamo che nel 1857, a seguito di alcuni furti verificatisi nei Monti di pietà di vari Comuni dello Stato, vennero emanate circolari in merito alle misure di sicurezza da adottarsi. Nel riscontro inviato dal Comune di Corneto si leggeva: “ … il Monte è situato nel luogo più centrale della città, cioè sulla piazza Maggiore sotto il Palazzo del Comune in vicinanza della Residenza Governativa e in prossimità del Quartiere ora occupato dall’Artiglieria Pontificia. Il locale è tutto a volta reale internato nel riferito Palazzo, meno la parte d’ingresso che sta sulla piazza, la cui porta è foderata di lamina di ferro ed ha tre grosse chiavi di difficilissima contraffazione; le mura sono della grossezza di circa otto palmi e le finestre munite di sportelloni e di doppie inferriate …”.

Fin dalla sua istituzione il Monte aveva utilizzato questi locali –ancora oggi sull’architrave della porta che dà sull’Arco del Macello si può leggere la scritta Mons Pietatis – dove trovavano posto una cattedra su cui sedeva il capo montista e la mensa Nunullaria. Nella stessa stanza trovava posto un bancone per stendere e misurare le stoffe.

Nel 1862 venne poi redatto un nuovo regolamento mentre nel 1864 un decreto del vescovo Camillo Bisleti ne regolò l’amministrazione. L’ultima revisione dell’istituto, che continuò a funzionare fino agli anni trenta del secolo scorso, venne operata nel 1906 quando fu redatto il nuovo “Statuto Organico”.

Note bibliografiche e Riferimenti archivistici

F. GUERRI, L’Origine del Monte di Pietà di Corneto, in Scritti di Storia di Filologia e d’Arte, Napoli, 1908, p. 213, n. 2.

M. CORTELLESI, A. PARDI, Corneto com’era, Chiese, Confraternite e Conventi cornetani d’un tempo, Tarquinia, 1983, pp. 246-247.

P. CECCARINI, Inventario dell’Archivio Storico Comunale di Tarquinia, “Le pubbliche istituzioni”, p. 24, n. 51.

Archivio Capitolare Vescovile di Montefiascone, Cartella Bargarigo, n. 4, fasc. 3.