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Nuova stagione all’Oratorio di San Filippo Neri

Si apre la nuova stagione dell’Oratorio di San Filippo Neri, per il secondo anno curata da Mismaonda per la Fondazione del Monte. Lo spazio ha in questi mesi acquisito una fisionomia precisa diventando sempre più vivo, prima ancora che visibile.

Con i suoi 160 eventi che hanno ospitato circa 25.000 spettatori, l’Oratorio è rientrato con evidenza tra i luoghi culturali della città e ha esteso i confini delle ospitalità oltre quelli bolognesi, trovando un dialogo tra quanto nasce e cresce tra le mura e quello che accade fuori, in altre città e Paesi.

Già l’evento di apertura dell’8 ottobre chiarisce la vocazione dello spazio: non lo spettacolo ma il “prima e dentro”. Michela Murgia e Marcello Fois faranno una lettura commentata dello spettacolo “Quasi grazia” (di cui sono rispettivamente attrice ed autore) che poi andrà in scena al teatro Laura Betti di Casalecchio. E da questo incipit è nato un progetto plurale sulla figura di Grazia Deledda che coinvolgerà anche la Biblioteca Italiana delle donne e alcuni licei cittadini.

Come lo scorso anno il LabOratorio procederà il suo percorso snodandosi tra cicli tematici. Il reading di “Quasi grazia” darà l’avvio a “La parola alle donne” e le prime a prenderla, la parola, saranno quelle “bambine ribelli” raccontate da Francesca Cavallo ed Elena Favilli nel loro best seller. Sul palco dell’Oratorio passeranno idealmente il testimone alle donne bolognesi che hanno accettato l’invito di Mismaonda a leggere una delle 100 piccole storie esemplari del libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”: insieme ribadiranno che forza di carattere, tenacia, temperamento e naturalmente un pizzico di ribellione sono gli strumenti per conseguire i propri obiettivi. L’evento si terrà all’interno del Festival delle Generazioni che quel giorno, il 27 ottobre, farà tappa a Bologna.

Faranno inoltre parte del ciclo l’anteprima dello spettacolo di teatro/canzone “MarlenEdith” che giustappone le biografie di Marlene Dietrich ed Edith Piaf, cantate da Graziana Borciani (componente degli Oblivion, la cui storia ha inizio proprio in Oratorio) e narrate da Stefania Seculin. E “La chiama delle donne”, la rievocazione, narrata in scena da Pamela Villoresi, del difficile percorso compiuto delle donne per affrancarsi ed affermarsi nel corso dell’ultimo secolo.

Ampio spazio verrà poi dato all’indagine dei linguaggi.

Dando seguito alla collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna e con il Master in giornalismo dell’Università di Bologna, tre incontri saranno incentrati sulla comunicazione dei media. Si parlerà di tv con un massimo esperto come Carlo Freccero (attuale membro del cda della Rai) e con una manager di larga esperienza quale Laura Carafoli (responsabile di Discovery); di come la radio resti il mezzo di comunicazione più amato con Linus, direttore artistico di Radiodj e Marino Sinibaldi, direttore di Radio3.

E si chiuderà entrando nei misteri dei successi fulminanti del web parlandone con i rappresentati di due collettivi seguitissimi dai giovani: Luca Vecchi per The Pills e Serena Tateo e Tommaso Triolo per The Jackal.

In questo ambito si inserisce anche il monologo di Marco Cavalcoli dei Fanny & Alexander: ridarà voce alle conferenze radiofoniche di Walter Benjamin.

Quindi si sonderanno i meandri affascinanti del linguaggio per eccellenza, quello letterario, con un ciclo curato dall’autore Paolo Di Paolo. Intitolato provocatoriamente “Leggere fa male”, metterà a confronto lo scrittore con la sua scrittura, in dialogo con il pubblico dei lettori e con gli editor che accompagnano le diverse stesure di un libro fino alla sua forma definitiva. Con Di Paolo sul palco Sandro Veronesi, Melania Mazzucco, Walter Siti (quest’ultimo appuntamento è condiviso con il Festival Gender Bender).

Oltre la rassegna ma sempre dentro il linguaggio letterario l’incontro con Tullio Solenghi: racconterà la sua autobiografia, che per un tratto è anche quella dello straordinario Trio composto da lui, Anna Marchesini e Massimo Lopez.

Si rinnovano le collaborazioni consolidate con i prestigiosi festival cittadini, Musica Insieme e Bologna Festival. Con la Società editrice il Mulino che, dopo il grande successo della scorsa edizione, riproporrà le sue “Colaezioni” domenicali. Caffè e brioche offerte gentilmente da Colazione da Bianca e una conferenza che allarga gli orizzonti: “Tutto da un’altra parte. Per capire un pezzo di mondo che non è il nostro servono decenni, e non è detto che i decenni bastino”.

E si rinnova anche la collaborazione con l’Università grazie al progetto “La ricerca in scena”, ovvero come divulgare le acquisizioni scientifiche attraverso il palcoscenico. Quest’anno ad accompagnare il passaggio dall’Ateneo al teatro due gruppi professionisti: Archivio Zeta, che porterà in scena il frutto del Laboratorio teatrale condotto con medici, pazienti, personale e familiari presso il reparto di SSD Oncologia Ginecologica del policlinico Sant’Orsola. E il Teatro delle Ariette, che accenderà la memoria poetica delle lucciole visibili nelle notti d’estate tendendo un ponte verso le conquiste scientifiche e tecnologiche sulla luce dei ricercatori di Chimica.

Cuore del programma, anche quest’anno, i laboratori e gli spettacoli del festival 20 30. Titolo scelto per questa edizione: Catastrofe. La fine del mondo è la fine del mondo”. Con una novità: dall’Oratorio dove ha mosso i primi passi, il giovane gruppo Kepler 452 di Nicola Borghesi (che cura il Festival) spiccherà il volo verso il teatro istituzionale, l’Arena del Sole. Lì si terrà lo spettacolo “Manifesto” che darà poi spunto di confronto e riflessione, di nuovo all’interno dell’Oratorio, nell’ambito di un convegno, per la redazione di un manifesto, appunto, di quello che si sta definendo teatro partecipativo.

Preannunciando la giornata internazionale dei diritti umani, il 6 Dicembre Vincenzo Pirrotta e Gabriele Vacis rappresenteranno, entrambi in scena con alcuni migranti, “Supplici a Portopalo”, una singolare operazione che sposa la forza storica della tragedia all’urgenza contemporanea del dramma dei rifugiati.

Ci sono poi molte sorprese nella programmazione del LabOratorio.

Si parla dell’Europa di Nino Andreatta in occasione dei dieci anni della sua scomparsa e lo si fa con la presentazione, da parte di Mario Monti e Francesco Merloni, del numero speciale della rivista dell’Agenzia di ricerche e legislazione fondata dal grande economista bolognese. Fa tappa qui anche il progetto Officina Roversi, che a cinque anni dalla scomparsa vuol ricordare l’amato poeta: sarà un giovane gruppo, gli Zois, a reinterpretare alcuni dei celebri testi scritti per le canzoni di Lucio Dalla. E ancora musica con un quartetto di straordinari solisti, gli Ánema che con il concerto Napolide faranno rivivere grandi classici accanto a pezzi originali.

Si finisce l’anno e si comincia il nuovo con il cinema: dal 7 dicembre al 7 gennaio torna Pop Up Cinema, la sala temporanea di I Wonder Pictures.

Un film di qualità al giorno in un’ambientazione davvero unica: un’altra tessera al mosaico dei mille linguaggi parlati al LabOratorio.