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Finanziare la ricerca per la salute 2014

Sabato 8 febbraio dalle 9 alle 13 nella Sala Stabat Mater della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, la Fondazione ha promosso l’incontro pubblico Finanziare la ricerca per la salute, occasione per fare il punto sull’attività del settore Ricerca Scientifica, per illustrare i criteri che regolano le richieste dei contributi in questo ambito e per raccontare il lavoro e i risultati di 8 progetti finanziati tra il 2011 e il 2012 e già conclusi. Gli 8 progetti sono stati selezionati, tra i tanti meritevoli approvati, perché ritenuti adeguatamente rappresentativi delle finalità perseguite dalla Fondazione in questo settore. L’incontro si è svolto nell’ambito del programma culturale della Società Medica Chirurgica, che ha la sua storica sede proprio all’Archiginnasio.

Dopo i saluti del Presidente della Fondazione del Monte, Marco Cammelli, sono intervenuti Eleonora Porcu, Coordinatore della Commissione Ricerca Scientifica del Consiglio di Indirizzo della Fondazione, Antonio Panaino, Consigliere di Amministrazione della Fondazione e predecessore di Eleonora Porcu alla Commissione, e Luigi Bolondi, Consigliere di Amministrazione della Fondazione delegato al settore Ricerca Scientifica. Poi è stata la volta dei responsabili degli 8 progetti divisi in due gruppi, moderati rispettivamente da Eleonora Porcu e Giorgio Cantelli Forti, già Consigliere di Amministrazione delegato al settore Ricerca Scientifica della Fondazione, e da Antonio Panaino ed Eraldo Seren, già Consigliere di Amministrazione della Fondazione.

Droghe e incidenti stradali

Il progetto è stato sviluppato dal Laboratorio di Analisi Farmaco-Tossicologica del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (FaBiT) dell’Università di Bologna e la responsabile è Maria Augusta Raggi. Da anni il Laboratorio mette a disposizione i propri mezzi per effettuare un accurato monitoraggio dell’uso di sostanze stupefacenti e per diffondere la conoscenza sugli effetti tossici di droghe e alcol e i rischi connessi con lo svolgimento di attività complesse, come la guida. Il contributo concesso dalla Fondazione è servito a sviluppare nuovi metodi analitici per la valutazione di sostanze stupefacenti in fluidi biologici, con particolare interesse per gli oppiacei e per le cosiddette Club Drugs, tra cui GHB e Ketamina, molto diffuse tra i giovanissimi. In particolare, l’analisi è stata applicata, oltre che a matrici biologiche classiche come il plasma e le urine, anche a matrici innovative come le macchie di sangue essiccate, il cui utilizzo si è mostrato molto vantaggioso rispetto al tradizionale prelievo perché queste macchie forniscono le stesse informazioni del sangue ma con maggiore praticità nel trasporto e nella conservazione, minori costi e minore invasività. Inoltre il campionamento mediante macchie di sangue essiccate consente di “fotografare” i livelli ematici delle sostanze d’abuso assunte, con importanti risvolti ai fini clinici oltre che legali e forensi.

La telemedicina nel paziente sottoposto a trapianto cardiaco

Il progetto è stato curato da Francesco Grigioni dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Orsola-Malpighi. L’obiettivo è stato quello di acquisire nuove conoscenze per eseguire in sicurezza programmi di training a domicilio nei pazienti sottoposti a trapianto cardiaco e/o impianto di supporto circolatorio meccanico, e per i quali è faticoso uscire di casa per la necessaria riabilitazione. Insieme alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Bologna e alla SparkBio srl è stato sviluppato un protocollo che prevede l’utilizzo di una cyclette in grado di registrare la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturazione arteriosa in ossigeno, la potenza dell’esercizio compiuto dal paziente e il numero medio di pedalate al minuto. La tecnologia associata alla cyclette permette di inviare agli sperimentatori i dati registrati mediante metodiche di telemedicina, utilizzando una piattaforma web-based dotata di connessione sicura per la protezione dei dati. Ai pazienti che saranno “arruolati” in questa sperimentazione sarà fornito un programma di esercizio fisico elaborato dagli specialisti, e verrà recapitata la cyclette a domicilio, in comodato gratuito per tre mesi. All’inizio e alla fine del protocollo è previsto un controllo clinico e strumentale per valutare gli effetti del programma di training.

Disturbi intestinali nella malattia di Parkinson

Il gruppo di ricerca, coordinato da Roberto De Giorgio, fa riferimento ai Dipartimenti di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e al Dipartimento ad Attività Integrata di Malattie dell’Apparato Digerente e Medicina Interna dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer e colpisce circa l’1% della popolazione di età superiore a 65 anni. Sebbene sia considerata tipicamente una malattia neurologica motoria, manifestazioni non motorie come le disfunzioni che coinvolgono il tratto gastrointestinale sono sempre più frequentemente diagnosticate nei pazienti parkinsoniani. Mediante l’uso di approcci metodologici innovativi, il gruppo di ricerca ha effettuato analisi volte a identificare le caratteristiche cliniche e neurofisiopatologiche dell’innervazione enterica che caratterizzano i pazienti con stipsi e malattia di Parkinson.

Storia, genetica e genomica degli Yaghnobi del Tajikistan

Il progetto, coordinato da Giorgio Gruppioni, si è sviluppato sulla scia delle missioni storico-antropologiche ed etnolinguistiche, oltre che umanitarie, nella valle dello Yaghnob, nel Tajikistan settentrionale, condotte a partire dal 2007 dalla équipe guidata dal professor Antonio Panaino, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (Campus di Ravenna). La ricerca ha coinvolto, oltre che la suddetta équipe, il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Archeogenetica dello stesso Dipartimento, il Laboratorio di Farmacogenetica e Farmacogenomica del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (FaBiT) e il Laboratorio di Genetica Forense del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna. Nell’alta valle del fiume Yaghnob, le caratteristiche ambientali, sociali e gli stili di vita, sono rimasti inalterati nel corso dei secoli. Questo ha permesso la conservazione di un patrimonio genetico immutato nella popolazione Yaghnobi, tale da poterla candidare come un potenziale “isolato genetico”, ovvero un gruppo umano dotato di una ben definita identità biologica, culturale e ambientale, le cui caratteristiche genetiche si sono preservate nel tempo in seguito a condizioni di isolamento riproduttivo. Si tratta di un vero e proprio laboratorio biologico naturale che si è rivelato particolarmente idoneo per le ricerche condotte sulla genetica della popolazione e sui meccanismi microevolutivi e di adattamento ambientale nonché per lo studio dei polimorfismi nei geni codificanti per gli enzimi coinvolti nella riparazione del DNA, nel ciclo dei folati e nel metabolismo di farmaci e di altre sostanze esogene.

Nuove tecniche miniinvasive per la diagnosi e la cura delle neoplasie polmonari

Sandro Mattioli è il responsabile di questo progetto, sviluppato da ricercatori dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica (Maria Cecilia Hospital, Cotignola, Ravenna) e dell’Unità Operativa di Medicina Interna del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC) dell’Università di Bologna. Il tumore del polmone costituisce, per incidenza e prevalenza, la principale causa di mortalità legata al cancro nella popolazione mondiale e in quella italiana, ed è la neoplasia più diffusa in entrambi i sessi. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni si attesta sul 15,6%, un dato molto sfavorevole che frequentemente è dovuto alla diagnosi tardiva. Tuttavia, sempre più frequentemente oggi vengono diagnosticate piccole neoplasie in stadio iniziale, grazie ad avanzate tecnologie di diagnostica radiologica ed alla accresciuta attenzione delle persone e della Sanità per i processi di diagnosi precoce nei pazienti a rischio. La diagnosi e la terapia di queste piccole formazioni neoplastiche può essere eseguita con tecniche toracoscopiche meno invasive rispetto alle tecniche tradizionali. L’ecografia intra operatoria può essere attuata attraverso un piccolo accesso toracostomico. Con questo progetto di ricerca, sviluppato con metodiche sperimentali, sono state comparate quattro sonde a ultrasuoni miniaturizzate per la localizzazione di noduli polmonari. L’utilizzo di queste tecniche miniinvasive potrà facilitare la localizzazione di neoplasie polmonari anche di dimensioni inferiori al centimetro, riducendo sensibilmente il trauma chirurgico.

Radioterapia e tumore della prostata: meglio con meno

Il carcinoma della prostata rappresenta nel territorio regionale dell’Emilia-Romagna la prima neoplasia per il sesso maschile, con circa 4.000 nuovi casi all’anno. Questi tumori sono spesso trattati con la radioterapia, ma nonostante la grande precisione acquisita dal trattamento, i rischi di effetti avversi sugli organi adiacenti alla prostata ci sono. Grazie al contributo della Fondazione del Monte, un gruppo di ricerca coordinato da Giovanni Frezza ha acquisito un nuovo sistema per pianificare radioterapia a intensità modulata di tipo dinamico ed è stata avviata una prima esperienza con l’obiettivo di verificare la fattibilità e la tossicità acuta di un trattamento concentrato in 15 sedute anziché nelle consuete 37-39. Al progetto ha lavorato un gruppo di ricerca delle Unità Operative di Radioterapia e Fisica Sanitaria dell’Azienda Usl di Bologna, Ospedale Bellaria. Lo studio ha rappresentato la base di avvio di una nuova fase, condotta insieme all’Azienda Ospedaliera di Modena e di Reggio Emilia.

Nuovi approcci terapeutici per il più comune tumore cerebrale dell’infanzia: il medulloblastoma

Il medulloblastoma è un tumore embrionale localizzato principalmente nel cervelletto, ed è il tumore cerebrale più comune nell’infanzia, secondo solo ai tumori di origine ematologica. L’età più frequente di insorgenza è tra i 4 e i 7 anni. Il trattamento prevede ad oggi l’intervento chirurgico e la radio e chemioterapia. Ma la tossicità di queste ultime cure ha un forte impatto in termini di effetti collaterali che includono tra l’altro perdita di quoziente intellettivo, squilibri endocrini correlati alla crescita, perdita dell’udito e insorgenza di neoplasie secondarie. Tutto questo comporta per i piccoli pazienti una significativa diminuzione della qualità della vita. Per questo il gruppo di ricerca coordinato da Giovanna Cenacchi in seno al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna si è concentrato su come definire strategie terapeutiche alternative in grado di ridurre al minimo la tossicità dei trattamenti di lunga durata.

Nuove applicazioni di microchirurgia in otorinolaringoiatria

Da poco meno di un anno, grazie al contributo della Fondazione del Monte, l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria del Presidio Ospedaliero di Ravenna, diretta da Vladimiro Armaroli, ha in dotazione un potente microscopio in grado di sviluppare nuove applicazioni di microchirurgia negli interventi che riguardano l’orecchio e la zona della laringe, in particolare le corde vocali. Da quando è in uso, in sala operatoria al nosocomio di Ravenna il microscopio è stato utilizzato per 138 interventi: 56 di fonochirurgia, 48 di otomicroscopia e 34 di otochirurgia.